SULLA GUERRA IN MALI 16 Gennaio 2013

Le truppe francesi attaccano il Mali.
 Non ho ben capito la composizione delle forze contro cui si confronta l'esercito francese, ma la cosa chiara è che la guerra è scaturita dalla necessità di controllare le miniere di uranio e di gas nel nord del Mali. Le miniere sono praticamente il "bottino" conteso. I gruppi di "tuaregh" come vengono generalisticamente definiti, vengono associati a movimenti jadihisti, iscritti nella categoria ancora più generale di "terroristi", sotto l'ormai abusato nome di "al quaeda".
E' lecito pensare che i gruppi finanziari francesi abbiano perso il controllo della situazione politica del Mali, tanto che la loro influenza trasversale sul Paese non è più sufficiente a controllare l'area.
La guerra sembra quindi evolvere su due piani:
il controllo delle miniere di uranio e delle riserve di gas situate nel nord del Paese e il controllo delle risorse primarie dell'esercito tuaregh, situato nella "Valle del Niger". Questa valle sembra avere un ruolo strategico fondamentale perché le truppe francesi hanno scelto questa come linea del fronte. Tagliare i mezzi di sostentamento all'esercito tuaregh sarebbe come imporre un embargo alla zona.
Il sud del Mali è una zona industrializzata già sotto il controllo politico, sociale ed economico della Francia. Il nord sembra vivere in una condizione socio-politica differente, poiché la cultura vigente non favorisce l'attecchimento dei normali meccanismi di controllo dell'oligarchia imperialista.
Un altro fattore determinante nel confronto fra queste due fazioni è la caduta del regime di Muhammar Gheddafi che ha aperto un grande flusso di armi dagli arsenali libici verso il resto dell'Africa, oltre che il ritorno di militari tuaregh al servizio delle milizie libiche nei loro territori d'origine.
L'Italia ha appoggiato l'azione come sembra aver fatto la Nato; l'unica perplessità, a quanto pare, è quella del governo tedesco la cui posizione sembra non essere completamente chiara.

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