AL DI LA' DEL MARE


Montenegro, 18 ottobre 2012.

Arrivo tra Niksic e Foca.
L'ultimo passaggio mi ha lasciato su delle strade di montagna. Continuo a camminare, ma qui non passano vetture. Intorno a me boschi e montagne, gli uccelli che cantano nel silenzio della foresta. Non ci sono automobili, la strada e deserta.
Il sole si avvia verso il tramonto, avro' ancora un paio d'ore di luce. Devo organizzarmi per la notte, sfruttare la luce rimasta. Alla mia sinistra si apre una radura di erba verde, con una croce bianca nel mezzo. Decido di abbandonare la strada e dirigermi verso la radura. Lo zaino pesa, ho bisogno di riposarmi. Al di là della radura si scorge una vecchia casa, senza tetto, ormai inghiottita dagli alberi. Gli vado incontro considerandolo un buon rifugio, ma le mie valutazioni presto si rivelano sbagliate. E' troppo umido, non si puo' accendere nemmeno il fuoco. Ispeziono il perimetro della casa e appena dietro le mura ecco che appare un piccolo sentiero nel bosco.
 Ecco la mia strada.
Non so dove porta o quanto è lungo, ma decido di seguirlo. Lo zaino in spalla, il sole calante, mi avvio nel bosco. Qualche centinaio di metri dopo, si apre davanti ai mei occhi un'altra piccola radura. Decido che in quel luogo passero' la notte. Cerco un angolo non troppo esposto al sentiero, raccolgo la legna, preparo il fuoco, costruisco un piccolo cerchio di pietre per delimitare la fiamma. Mentre mi chino per posare l'ennesima pietra, le mie orecchie percepiscono un fischio. C'è qualcuno nei paraggi. Continuo con il mio lavoro, ma ecco che un piccolo cane mi si fa incontro correndo e scodinzolando, seguito da un altro, grosso e goffo. Mi fanno le feste e mentre gioco con i due animali, ecco che vedo apparire dietro di loro una ragazza, che mi guarda con la faccia stupita. E' la padrona dei due cani e dall'espressione del suo volto deduco che si stia chiedendo che cosa ci faccia li. Le mostro il sacco a pelo, lo zaino e il fuoco, le spiego con dei gesti che mi sto preparando per passare la notte, mentre gioco con i due cani. Lei cambia espressione, è incuriosita. Le spiego che sono italiano e le chiedo se conoscesse un posto caldo dove posso passare la notte. Mi dice di aspettare, prende il cellulare, fa una telefonata. Mi ripete di aspettare e va via, nella direzione opposta con i due cani. Sono di nuovo solo nella radura interrogandomi su quale sarebbe potuta essere la durata di quell'attesa. Dopo non molto giunge alle mie orecchie il suono di un campanaccio. La ragazza riappare, con i suoi cani e questa volta con due mucche che goffe anche loro, la seguono sul sentiero. La guardo perplesso mentre questo strano corteo della foresta mi sfila davanti. Quando mi ha già superato, la ragazza si volta e mi fa cenno di seguirla...

Mi dice che in serbo mucca si dice "krava". Cammino accanto a lei, felice di questa svolta inaspettata. Ci avviciniamo ad una piccola casa nel bosco. E' la sua casa. Mi fermo, la lascio andare avanti.
Lei mi porta dalla madre. La madre della ragazza era intenta a dare da mangiare ai maiali e non sembra essere più di tanto interessata o incuriosita dalla mia presenza. Sembra anzi infastidita. La figlia parla con lei, forse cercando di convincerla a darmi ospitalità. La donna mi guarda di sottecchi, ascoltando la figlia con un espressione perplessa.
Poi esclama: "Turkiski, no italianiski". Penso alla mia faccia, al baffo e alla barba incolta. Sorrido divertito. Poi un po' contrariata la donna mi fa cenno di seguirla.
Pensava fin dal primo momento che fossi turco o curdo, il dubbio le è rimasto per molto. Entro nella loro piccola casa. Due stufe a legna all'ingresso, una più piccola sulla quale in un pentolino bolle dell'acqua. Poso lo zaino e mi siedo nella sala da pranzo.
Pochi mobili, due vecchi divani un tavolo e qualche sedia difronte ad una piccola finestra.
Poi noto un mobile che stona con il resto: occupa tutta una parete ed è strutturato in modo tale che al centro si possa piazzare il televisore, adatto ad un tipico salotto borghese. La tv è accesa.
Mi offrono del caffè, mi fanno accomodare. La ragazza difronte a me, dall'altra parte del tavolo sembra essere estremamente curiosa nei miei riguardi. Ancora non riesce a credere che un italiano sia seduto al suo tavolo, eppure, penso fra me e me, siamo appena dall'altra parte del mare!
La madre seduta a capotavola, in una posizione che le permette di vedere sia me che la televisione è ancora diffidente. Mi chiede un documento e con molta spontaneità mi metto a ridere. Capisco che per lei è importante e quindi le mostro il mio passaporto. Lo prende nelle mani e lo osserva, dopo aver inforcato gli occhiali, lo guarda, lo riguarda, con la figlia dietro di lei che cerca di capire la natura di quel piccolo libretto rosso.
A questo punto la donna inizia a rilassarsi, a non considerarmi più come un potenziale pericolo anche se poi è rimasta sulla minima allerta per tutta la durata della mia permanenza nella piccola casa...

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