IL SEGRETO DEL SAHARA. S(c)torie nucleari.





polo industriale - BRNDISI






"Chi controlla i rifiuti di una nazione ne diventa il signore e padrone"
-LAO TZU-

Il Sahara è grande, mi hanno detto. Al suo interno vivono alcune popolazioni. Nomadi.
 Uno di questi popoli è quello dei Tuareg.
Ma chi sono i Tuareg?
Sono una popolazione berbera africana che vive nomade nel Sahara (soprattutto Mali e Niger ma anche in Algeria, Libia, Burkina Faso e perfino nel Ciad dove sono chiamati Kinnin).
Perchè la Francia ha invaso il Mali, uno dei luoghi abitati dai Tuareg?
Lao tzu non aveva torto. Al giorno d'oggi chi controlla i rifiuti dell'immenso apparato
tecno-burocratico chiamato "progresso", ovvero le scorie nucleari, ne diventa signore e padrone.

Chi controlla quindi il traffico delle scorie nucleari?
La Francia, forse, assieme alla Russia. Oppure gli Stati Uniti D'America, Stato che per primo diede all'umanità la sventurata notizia della scoperta dell'energia atomica del cui sensazionalismo il numero di vittime dirette è stimato da 100 000 a 200 000, quasi esclusivamente civili, nelle città di Hiroshima e Nagasaki.
Forse.
Pero' la Francia è effettivamente piena di centrali nucleari, il cui numero si aggira sul centinaio.

Durante il medioevo l'Europa era attraversata da una vasta rete fluviale interna, seguendo la quale si poteva viaggiare con una barca, di fiume in fiume attraverso tutti i fiumi d'europa raggiungendo tutte le più importanti città.
 Questi canali venivano utilizzati come infrastruttura per il commercio, prevalentemente per il commercio del frumento. Camminando oggi lungo questi infiniti canaloni, si incontrano le centrali nucleari.
Il "Canal du Midi", che si stende per 240km tra Toulouse e Bordeaux ne è un esempio.
 Allora puo' succedere, fiancheggiando una di queste centrali, che un lupo di cui non si riescono a stabilire le dimensioni dato lo strano effetto delle lunghe prospettive che tanto affascinarono i pittori della Garonne, sbuchi in lontananza in mezzo alla nebbia umida, alle tue spalle, che ti fissi e poi svanisca cosi' come è apparso, senza che nessuno oltre a te lo abbia notato.
Accanto ad una centrale nucleare, tutto sembra fermo, immobile. Una strana quiete aleggia fra i platani che fiancheggiano il canale.
L'aria è ferma, il vento assente. Quella quiete mortifera invade piano piano le anime dei viandanti, sensazione questa che sia la letteratura che il cinema hanno iniziato a sondare dopo la catastrofe di Chernobyl.
Sembra quasi che questi canaloni vengano oggi usati per raffreddare i reattori nucleari. Come un gigantesco sistema di raffreddamento. Mi viene in mente Fukushima e come la storia a volte ami giocare con gli specchi.
Le centrali nucleari producono scorie radioattive.
I tempi di decadenza della radioattività dell'uranio sono cosi' lunghi che nessuno scienziato ha ancora trovato una soluzione al problema.
I rifiuti radioattivi verrebbero quindi commerciati, come qualsiasi altra merce, come qualsiasi altro rifiuto.
La ferrovia che si vuole costruire tra Torino e Lione servirebbe solo ad accelerare questi traffici. Ce ne si accorge quando si prova ad attraversare la frontiera tra l'Italia e la Francia: il sistema ferroviario italiano si arresta, poco dopo Bardonecchia ed è necessario prendere un autobus per arrivare a Modane, in Francia e ricollegarsi alla rete ferroviaria francese;
ce ne si accorge quando si nota che se da una parte non ci sono trasporti ferroviari per i passeggeri, dall'altra le linee ferroviarie esistenti sono continuamente percorse da lunghissimi convogli che viaggiano in entrambe le direzioni, portando container e serbatoi dal contenuto sconosciuto.
 D'altronde il business ha le sue regole.
Ma se il traffico di scorie nucleari segue queste direttrici, verso dove è diretto?
 Verso l'Italia e poi l'Est, e ancora più ad est, forse fino in Russia.
E poi in Russia, che ne fanno?
 Forse l'uranio impoverito usato dai cosiddetti "Stati Canaglia" ( stati che non hanno aderito al "Trattato di Non Proliferazione Nucleare"), è fornito dai rifiuti nucleari provenienti proprio da questi circuiti  commerciali e da questi Stati, che contemporaneamente utilizzano la minaccia nucleare come strumento di controllo della politica interna.
Creare sia il problema che la soluzione al problema, ormai è cosa nota, è sempre stato uno dei passatempi preferiti dall'oligarchia dominante. Effettivamente in questo modo le scorie nucleari potrebbero anche essere vendute.
O forse vengono utilizzate per condurre esperimenti al fine di testare gli effetti della radioattività sulla salute umana, aspettando e osservando in quanto tempo il cancro o i tumori, spopolano le campagne-laboratorio.
Ma lo smaltimento delle scorie?
Prevalentemente dovrebbero essere stoccate, in luoghi che devono resistere alle ingiurie dei millenni, ma poi non ci sarebbe più spazio per stoccarle senza che la salute umana corra rischi e probabilmente costerebbe di più che gettarle direttamente in mare, vietato si, ma praticato proprio dalla Francia nel Canale della Manica.
Qualcuno avrebbe pensato di seppellire i rifiuti radioattivi a grande profondità per poi costruire delle piramidi per segnalare alle generazioni future, che verranno nel corso delle prossime di migliaia di anni, il sito di stoccaggio e il rischio connesso, quando tutti gli altri linguaggi risulteranno inefficaci.

Vicino Brindisi c'è una grande centrale a carbone. Angosciante se vista durante la notte.
L'intera provincia di Brindisi viene lentamente ricoperta, pannello dopo pannello, di un enorme tappeto fotovoltaico.
"Chi controlla i rifiuti di una nazione ne diventa il signore e padrone" diceva Lao-Tzu.
Penso alla gestione dei rifiuti in Italia, alla camorra e al potere, alla camorra al potere.
Si,  però,  penso "alla camorra", non come un sistema ingegnoso e radicato, ma come se fosse un modo di fare, come a dire "facciamolo, ma "alla camorra", cioè, "senza che ci si faccia vedere", "senza farsi notare da nessuno", "in modo losco", delineando semplicemente un atteggiamento, un modo di fare.
Non molto tempo fa la Francia ha invaso militarmente il Mali.
La Francia ha già il controllo del sud del Paese africano, eredità di un colonialismo che non ha mai avuto fine.
Le piantagioni di cacao del Mali sono nelle mani di corporazioni francesi, che si sono installate sul territorio con un crescente influsso sulla politica locale, gestendone e alimentandone i conflitti sociali, cambiando a piacimento i governi.
 Ma il nord del Mali è un'altra questione. Inizia il deserto del Sahara. Controllare quel territorio non è facile: è grande e poi ci sono i Tuareg. Ma la Francia rimane comunque interessata ad estendere il proprio dominio anche su quelle zone, soprattutto dopo che vi si sono scoperti ricchi giacimenti di uranio, ancora lui, oro e gas.
 Ma i Tuareg non sono rimasti passivamente a guardare il lento lavoro di sfruttamento neo-imperialista, hanno organizzato una resistenza. L'esercito francese, ha impedito loro di accedere alle zone dove da secoli, questi popoli si rifornivano di acqua, cibo e refrigerio, fondamentali per la vita nel deserto. Essendo prevalentemente di confessione musulmana, questi movimenti Tuareg, sono stati collocati strumentalmente nelle ormai abusate categorie del terrore.
L'Africa, sta iniziando la sua resistenza, bollata come estremismo, ma in fondo cosa deve fare un popolo quando gli viene negato l'accesso all'acqua?
La situazione è la stessa dalla Somalia, al nord del Kenya fino alla Mauritania. Una lunga catena di popolazioni che per trovare accesso alle risorse di cui sono state depredate, invadono i territori delle popolazioni vicine.
Il potere è strettamente legato alla gestione dei rifiuti tossici.
Basta attraversare l'Europa per rendersene conto.
La passione per la guerra, la distruzione e il dominio sono uno dei tratti fondamentali di quello che ancora in molti, troppi si ostinano a chiamare "progresso".
Dobbiamo iniziare a pensare che "la mafia", "la camorra", siano solo nomi che un determinato fenomeno assume in un luogo, in questo caso l'Italia.
Ma ormai il problema della mafia non riguarda più solo noi italiani, ma il mondo intero e le generazioni che su questa Terra verranno ad abitare nei secoli a venire.
Mi hanno detto che il deserto del Sahara è grande, e mi hanno detto anche che sotto le sue sabbie si nasconda un segreto.
Come tutte le cose, anche il cemento non è eterno. Con il tempo si frantuma, si sgretola, si polverizza. Cosa diventa lentamente il cemento?
 Sabbia.
La nostra società ha costruito, a partire dal suo immenso apparato industriale, grandissime città, enormi megalopoli. Ma le megalopoli che sono disseminate oggi sul nostro pianeta, sono effettivamente le più grandi che la storia dell'umanità abbia mai visto?
Nel "Timeo" Platone da voce ai sacerdoti egiziani, visitati da Solone.
Questi sacerdoti, parlando con Solone gli fanno notare quanto la cultura greca sia "giovane" rispetto a quella egizia. Argomentano dicendo che la Grecia nel corso del tempo si è trovata a fronteggiare ciclicamente catastrofi immani, quali terremoti, maremoti, incendi, che hanno letteralmente distrutto la tradizione scritta e la memoria ad essa legata, costringendo l'intero popolo a ripartire da zero.
Secondo Platone, quindi, la cultura greca, uno dei pilastri culturali di tutta la mentalità occidentale era portatrice di un sapere giovane.
Perché quindi a maggior ragione non lo si dovrebbe pensare anche della società e la cultura occidentale contemporanea?
Quali sono gli eventi che si collocano cosi' lontani nei meandri della storia, da essere stati completamente cancellati dalla memoria che culturalmente condividiamo?
La storia è un fenomeno ciclico, la cui linearità ha perso qualsiasi tipo di fondamento teorico.
E' possibile che gli errori, sociali e ambientali, che stiamo commettendo oggi, siano stati fatti già in passato, da civiltà molto antiche.
Se cosi' fosse, che cosa sarebbe rimasto oggi di quelle antiche civiltà che avrebbero decretato la propria scomparsa?
Forse un immenso deserto di sabbia.
Nelle volte di fumo bianco che sorgono durante la notte dalla ciminiera della centrale a carbone di Cerano, vicino Brindisi, si legge una storia che parte da lontano, che coinvolge tutti.
In fondo il Sole dona la sua energia senza chiedere niente in cambio, dando la vita a tutto cio' che conosciamo.
 Perché gli esseri umani non dovrebbero imitarlo?

Paolo Summa

Tartit Touareg Mokubor
 http://www.youtube.com/watch?v=4zJK_122BM0

approfondimenti

  •  documentario
                  "L'incubo del nuclere - rifiuti radioattivi"
                   http://ildocumento.it/ambiente-e-natura/lincubo-del-nucleare-rifiuti-radioattivi.html






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