La Città dei Girasoli
Mesagne vista attraverso dei gambi di girasole, appare diversa... Dietro c'è sempre il lampione arancione che penzola al vento, il rumore dei tir che passano rompendo la quiete della notte. Mesagne ha molte facce ma i lampioni arancioni penso che siano dappertutto. In inverno, quando piove, ondeggiano tumultuosamente spinti dal vento che mugghia. Sembra di trovarsi nella pancia di una nave. I girasoli rimangono li imperterriti a fissare un punto qualsiasi, sopportando il vento, la pioggia, il costante puzzo e rumore delle auto.
Quanto è bella l'aria di montagna?
Tanto. Ma perché è così buona, perché si dorme meglio, si ha più fame, quasi si è più contenti, perché?
Se fosse anche a Mesagne cosi' sarebbe bellissimo. Ma non è cosi'.
Ma anche i girasoli hanno il loro fascino. Di notte guardano il cielo. Ascoltano la musica, sono protesi verso l'alto in cerca di luce. E in questa ricerca affannosa del sole producono ossigeno, come una macchina produce anidride carbonica, ma loro, loro la prendono e la trasformano in ossigeno. Una sola pianta di girasole sicuramente contribuirà a bilanciare la quantità di ossigeno e anidride carbonica presente nell'aria. Al confronto un albero, sembra una fonte inesauribile di ossigeno. A Mesagne, qualcuno ha tagliato alcuni alberi della Villa Comunale, fonte di ossigeno per tutti. Anche per i ragazzi africani che chiedono i soldi al penny, perché gli alberi l'ossigeno lo producono per tutti e non gli importa chi lo respira. Anche per i rumeni che vendono o chiedono soldi al semaforo, anche per loro quegli alberi producevano ossigeno. Per tutti senza fare distinzioni. Questo è raro nel nostro mondo.
Perché qualcuno quindi li ha tagliati?
L'aria è un bene comune a tutti, anche agli animali. Chi ha deciso per noi? Chi aveva la motosega nelle mani? Chi ha firmato il progetto? Chi l'ha pensato?
Ma soprattutto perché lo hanno fatto?
La risposta è la più sconvolgente: non si sono posti il problema. Un vero e proprio rompicapo da lasciare nelle mani di tutti quelli che tra sessant'anni verranno.
La terra, accudita con la giusta pazienza, elargisce cibo per sfamarci. Ma non solo. Elargisce a noi qualsiasi cosa noi le chiediamo, qualsiasi cosa di cui pensiamo di avere bisogno.
E' vero, fa paura.
Il castello lascia intravedere i suoi merli, nella notte, arancioni sul cielo rossastro, attraverso le antenne sui tetti delle case.
Il castello di Mesagne ha delle carceri all'interno delle quali non si può accedere per motivi di sicurezza.
Un minuto passato a guardare un fiore rende molto di più di un minuto passato a tagliare un albero.
Un minuto passato ad ascoltare musica rende molto di più di un minuto passato ad ascoltare il rumore di un enorme macchinario trincia-alberi a benzina . Un uomo una volta disse a qualcuno: "perdonali, perché non sanno quello che fanno", ma si sbagliava e lui lo sapeva anche. Quegli uomini sapevano quello che stavano facendo.
Il problema è che quegli uomini avevano deciso che qualunque essere umano venuto dopo la loro morte non aveva rilevanza nelle decisioni personali, come dire: "Non è affar mio".
Un atteggiamento un po' ingenuo.
La classe operaia non va in paradiso, il paradiso non esiste.
Ci sono cose difficili da capire, ma che se non c'è ossigeno si soffoca non mi sembra tra quelle.
Mesagne vista attraverso dei gambi di girasole comunque appare diversa, migliore, sicuramente.
PAOLO SUMMA
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