IL DUBBIO


"Sono mille i sentieri che nessuno
ha ancora calcati.
Mille i porti e le isole
nascoste della vita.
Inesausti e inesplorati sono ancora sempre
l'uomo e la sua Terra"

-Friedrich Nietzsche-



Cos'è la Terra?
Qualcuno dice che sia un essere vivente roteante, e che noi vi siamo attaccati sopra, come piccoli parassiti. Dicono che non è solo cio' che calpestiamo.
E' una sfera?
No, la sfera è solo una figura geometrica, creata per interpretare la realtà apparente. Semmai sarebbe un ellissoide ma varrebbe tanto quanto dire che una montagna è una piramide.
Molto spesso l'essere umano non accetta che non tutte le domande abbiano delle risposte. Esistono domande, che rimarranno tali, senza mai essere soddisfatte. Ma l'umanità, forse non tutta, ha paura di questo mistero che si cela nelle vite di ognuno. E' più facile rispondere con qualcosa di inventato che accettare il fatto che una risposta non ci sia.
 Ma è veramente più facile?
I dubbi rimangono, comunque. Il dubbio è connaturato all'essere umano. Forse senza il dubbio l'essere umano non sarebbe la specie che è. Il dubbio è la capacità e il fardello di porci delle domande, come il fardello del serpente è guardare gli uccelli sapendo di avere la "capacità" di strisciare.
C'era un filosofo che diceva:
"Dubito, quindi sono".  Nella mente, nel corpo di molte persone il dubbio è inserito nella categoria della debolezza.
Ma cos'è la forza?
Lao Tzu diceva che "la debolezza è forza e la forza è debolezza". Per spiegare le sue parole faceva riferimento al modo di operare dell'acqua: lento, costante, durevole, incessante. La debolezza dell'acqua, attraverso la sua ripetizione diventa forza, con una lentezza sconosciuta a qualsiasi essere umano, tanto da essere in grado con il minimo sforzo di scavare nella roccia.
Ma l'acqua non compie sforzi. Si lascia andare, segue le leggi della gravitazione naturale, risiede nei posti più bassi, poi fluisce, incessantemente.
Forse la forza ha più a che vedere con la costanza che con l'assenza di dubbio.
Ciò che non si conosce è il luogo sacro all'interno del quale il mondo si compie, si trasforma, prende forma, esiste quando noi ancora non vi siamo passati e continuerà ad esistere anche quando non avremo più la possibilità di attraversarlo. Esisterà sempre, eternamente.
Progrediamo a volte, ma a volte il rispetto reverenziale che nutriamo nei confronti del dubbio ci suggerisce di temporeggiare.
Nel passato grandi strateghi militari vincevano le battaglie temporeggiando. Essi sapevano che progredire non è sempre il modo migliore di andare avanti.
Perché ci siamo ostinati a progredire?
Il progresso impedisce il dubbio. Sono due atteggiamenti antitetici. Il dubbio necessita di quiete, il progresso di movimento.
Il movimento e la quiete non potrebbero esistere l'uno senza l'altro. Il movimento e la quiete si alternano incessantemente.
Nel dubbio, sarebbe saggio fermarsi, evitare di complicare una situazione già confusa.
Nietzsche amava la confusione odiandola allo stesso tempo. In essa vi vedeva la porta per la nascita di una stella danzante.
Fermarsi fa paura. Il dubbio spaventa.
Oppure è il confronto libero ed indipendente con il proprio se che spaventa?
 L'essere umano a volte ha paura di se stesso, si perde, si smarrisce, si arrabbia, inizia a digrignare i denti. Il dubbio lo assale e si sente schiacciato senza via di scampo, senza rendersi conto che quel peso cosi' fiaccante è anche la fonte di tutta la sua energia. All'estate segue l'autunno, come al giorno la notte.
L'essere umano potrebbe facilmente accettare pacificamente lo smarrimento, se accettasse la transitorietà degli eventi.
A dirla tutta si ragionava di questo già in tempi non sospetti, quando la ragione era "la lanterna per illuminare le tenebre della superstizione".
Ma illuminando quelle tenebre, si è scoperto che non esiste faro nella mente umana capace di sostenere tale compito.
Sulla soglia di una nuova era ci poniamo domande di cui abbiamo già le risposte.
Il mito è cio' che sopravvive al tempo. I racconti tramandati da nonno a nipote, di padre in figlio. Racconti in cui si celano verità di cui le fondamenta che le avevano legittimate sono scomparse con il dissolversi delle culture e delle lingue che le hanno create.
Tra 100.000 anni gli abitanti della Terra conosceranno solo le leggende legate alla nostra epoca, all'epoca in cui scrivo. Si racconterà di enormi draghi neri, lunghi quanto tutta la terra. Si racconterà di corpi di donne e uomini che vivevano ammassati gli un su gli altri.
C'è ancora spazio per il dubbio?
C'è spazio ancora per molte altre cose oltre al dubbio, ma la certezza, che scaturisce dall'oscurità, è spontanea, necessaria, limitata, transitoria e salda.
Camminando per le strade di Bruxelles, rimasi colpito da un murales, sul quale c'era una scritta che diceva:
"Sorton du cadre, lasson la place aux incertitude",
 vale a dire "Usciamo dal quadro, lasciamo spazio all'incertezza".
Dopo essere passati sotto l'immenso edificio di cemento che ospita gli uffici dell'Unione Europea, la frase assume un senso molto particolare.
Il dubbio, che nasce da quello strano torpore nello stomaco, che poi si trasmette alle spalle e da li su, verso la testa per poi scendere alle braccia e tornare giù fino alle gambe, passando per il cuore una seconda volta, almeno permette di capire che si è percepito qualcosa che ha mosso la nostra coscienza, ovvero quella parte di noi che ci osserva distaccata e contempla le nostre decisioni.
Come si può rimanere esenti da dubbi quando un' immensa distesa d'acqua si apre davanti a noi, mentre un'enorme palla di fuoco nel cielo scompare lentamente all'orizzonte.
Ormai è finita un'epoca.
Di quell'epoca ancora resistono concetti, mentalità, comportamenti, abitudini. Quasi si ha l'impressione che sia ancora presente, ma non lo è più, sta morendo.
Anch'essa diventerà mito:
il mito della società industriale, nel quale giganti che sputavano fumo, i cui pilastri affondavano fino a scavare le interiora del pianeta, si affrontavano sulla faccia della Terra .
Rimarrà il mito, la narrazione, quando le grandi città saranno riconquistate dalla poderosa lentezza della natura, con il suo manto verde di vita. Viaggiando per il Mondo si possono incontrare luoghi dove un tempo brulicava la vita e che oggi sono divorati dalla foresta e dalle enormi radici di alberi millenari, come Angkor Wat, in Cambogia.
L'Universo è grande, immenso e contemplandolo dubbi ne sorgono molti.
Nel dubbio forse non è meglio sostare, fermarsi un po', chiarirsi le idee, lasciando che il mondo si assesti da solo?

Paolo Summa

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