IL DELIRIO COLLETTIVO



   
  

“Se i fatti invece dicono il contrario, allora bisogna alterare i fatti. Così la storia si riscrive di continuo. Questa quotidiana falsificazione del passato, intrapresa e condotta dal Ministero della Verità, è necessaria alla stabilità del regime.”




Nella società descritta da George Orwell, in uno dei suoi romanzi  "1984", è reato ammettere che due per due  fa quattro. In quella società, Orwell immagina che "il potere" aveva sancito che la moltiplicazione di due e due doveva ave come risultato cinque e chiunque non fosse stato d'accordo veniva arrestato e torturato, fino all'ammissione del contrario. In quella società solo e soltanto lo stato, il governo,  decideva cosa fosse vero e cosa no. Il senso critico e la logica erano considerati illegittimi. La realtà era solo e soltanto quella che lo stato decideva, con l'unico fine di legittimare la propria autorità.
Per molte delle persone di quella società non era un problema far finta che due per due facesse cinque, al punto che divento' una cosa naturale, normale. Il problema era per quelli che credendo ancora nella semplicità della logica, continuavano ad affermare che il risultato di quella equazione fosse quattro.
George Orwell nel suo romanzo ha immaginato una società, ma non dal nulla.
La fantascienza, molto spesso, è uno strumento di critica all'epoca in cui si vive. Essa permette di proiettare in un altro contesto storico le caratteristiche del mondo in cui si abita, amplificandone i tratti, portandoli all'estremo, per mettere in risalto, attraverso un gioco di contrasti la sua natura meno superficiale.
 Orwell si basava su quello che vedeva attorno a se.
 Non prediceva il futuro, ma semplicemente osservava la realtà.

Quali sono, nella nostra società, le equazioni logiche a cui è stato cambiato il risultato?
Sono molte, anche (forse solamente) linguistiche, comunque molte più di quelle che si puo' immaginare. Sono annidate, piccole, diffuse, impercettibili  e  con il passare del tempo, con il passare delle generazioni, entrano a far parte del senso comune.
La verità e la logica sono fenomeni sociali, determinati culturalmente da chi detiene l'autorità e gradualmente sottratte, nella società contemporanea, alle sfere del senso critico o dell' indagine individuale. Questo processo culturale porta lentamente ad abituarsi "corporalmente" a nascondere la verità quando questa è scomoda, preferendo far passare la menzogna come dato di fatto inalterabile, strutturando poi, se condiviso da più individui, un sentire comune basato su di un abbaglio.
 La realtà è sempre autoevidente, sia pur mutevole. In presenza di essa non si può fare a meno di riconoscerla. Decidere di cambiarla e sostituirla con un'illusione è una libera scelta di ognuno, di ogni singolo componente della società.
Non esiste nessun "sistema" che opprime, ma esistono persone che liberamente e coscientemente decidono di lasciarsi opprimere, di subire. Ciò diventa poi una scusa nei confronti dei propri limiti, una giustificazione dei propri errori e confusione sul significato del concetto di responsabilità.
Si avvia cosi' una "spirale" di nessi causa-effetto alterati in partenza, il cui sviluppo è imprevedibile.
Non esistono vittime di ideologie politiche o di sistemi di potere, ma solo conniventi o ignoranti.
In questa logica diventa "culturalmente" comodo criticare la "gabbia" all'interno della quale si vive, attribuendole la colpa del proprio malessere, decidendo di rimanervi, anche se la porta è aperta.
 Ma la paura di uscire da quella gabbia, per bagnarsi nel  mare della disillusione, porta molta gente a convincersi che la porta sia effettivamente chiusa, che anzi non ci sia una "porta" e nemmeno una "gabbia". Quello che rimane da fare a questi sventurati carcerieri di se stessi è cercare di convincere gli altri delle proprie illusioni, cercando di trascinarli nella gabbia e fargli smarrire la via d'uscita.
 Non esistono vittime, ma solo conniventi. E poi c'è l'ignoranza.
I nostri reparti di psichiatria sono ormai pieni di persone che non reggono psichicamente lo scontro tra la verità e l'illusione. Infondo ad ognuno, in quello che Jung avrebbe chiamato inconscio, la voce della verità urla sottovoce, mettendo a nudo la menzogna. Alcuni periscono nel tentativo di reprimere questa voce.

Il reparto di psichiatria dell'ospedale Perrino di Brindisi ne è un esempio.
Vi si arriva dopo aver attraversato lunghi corridoi di cemento, illuminati dalle luci al neon. La pesante porta viene aperta dall'interno, da un inserviente, vestito con un camice verde, facilmente confondibile con un medico. Appena all'interno, la prima cosa che si nota è un televisore, costantemente acceso. Vi scorrono le pubblicità in cui la gente si gode la "libertà" di muoversi, all'interno della propria nuova vettura, comprata con finanziamenti vantaggiosi.
La televisione manda messaggi frustranti ed equivoci, anche fuori da un reparto di psichiatria.
Ma poco importa dato che l'istituzione sanitaria è poco interessata a sapere le nostre idee riguardo alla salute, interessanti  poiché provenienti da  possibili fruitori di quei servizi, per la salute dei quali la stessa istituzione è stata fondata .
All'interno del "giardino", ovvero uno spazio di cemento dove si può fumare, aperto e sovrastato da una rete per impedire ai piccioni di entrare, attraverso la quale, per uno strano gioco del caso, si vedono volare alte le rondini nel cielo del tramonto, una signora ricoverata mi dice che in Italia c'è una dittatura. Gli avrei risposto volentieri, ma non mi sembrava il luogo adatto per approfondire l'argomento. Il "giardino" è sporco, molto sporco. Troppo sporco per un ospedale, per un reparto di psichiatria.
Leggo i nomi dei dottori impressi sulle targhette, accanto alle porte che danno accesso alle stanze dove gli inservienti del reparto guardano pigramente la televisione. Leggo che il primario del reparto è il dottor Enzo Ferilli. Chiedo di lui, per informarmi sui motivi per il quale il "giardino" versa in quello stato.
Mi viene risposto che il primario è in ferie e che il "giardino" (nome vuoto di significato poiché in quel luogo non è presente neppure una pianta all'intero di un edificio che è un enorme blocco di cemento visibile da decine di chilometri per la cui costruzione sono stati impiegati trenta anni)
 è sporco perché anche se viene pulito poi "loro", mi dice l'inserviente riferendosi ai degenti, lo sporcano.
Penso che comunque non sia una buona ragione, innanzitutto perché non è pensabile affidare ai degenti la pulizia della struttura sanitaria in cui sono in cura e in secondo luogo gli standard di pulizia di un luogo votato alla salute devono essere alti, senza prendere in considerazione le difficoltà che questo comporta.
La sporcizia, il televisore acceso.

La malattia della nostra società è proprio questa: rendersi conto che due più due fa quattro, mentre gli altri affermano che faccia cinque.
Nel corso di tutto il novecento sono stati in molti quelli che hanno cercato di comunicare un punto di vista secondo il quale l'intera società è malata.
 Particolarmente, dopo la seconda guerra mondiale, molte persone si sono accorte che qualcosa non funzionava nei rapporti all'interno della collettività umana, come se qualcosa non tornasse nei conti, come se effettivamente ci fosse uno stato psichico culturalmente sbilanciato e non ci fosse uno stato di equilibrio.
In un reparto psichiatrico diventa autoevidente che la differenza tra chi è ricoverato e chi non lo è, è in realtà minima, si parla di gradi, di sfumature, lo stesso tipo di leggere e graduali sfumature che porta il bianco ed il nero a confondersi.
Uscendo dal reparto si sente che in troppi vivono ormai nella più completa illusione, tremando e sudando se solamente la verità fa capolino in qualche angolo recondito della coscienza.
La verità mette a nudo l'ipocrisia, mette a nudo la sete di potere, che cova latente e subdola nel cuore di milioni di esseri umani ridotti ormai a romeriani zombie.
"Mangiatori di cervelli", che partono dal loro proprio, per poi passare a quello degli altri.



 Ti guardano con la faccia seria di chi affronta un problema serio, di chi è intento a giudicare, a cercare il modo di convincerti che la loro sofferenza sia giustificata. Chiari sintomi di una nevrosi.
 Sono ovunque. Hanno perso la logica che semplicemente pone l'essere umano sotto il cielo e sopra la Terra.
Hanno abbandonato la strada della ragione, rifugiandosi ora nel misticismo, ora nel capitalismo (anch'esso una forma di misticismo sebbene ben mascherata), ora nell'intellettualismo, ora nella violenza, ora nel senso di colpa, ora nel masochismo, ora nello stato e nell'autorità da esso conferita, pur in presenza di un potere statale illegittimo la cui autorità non è palesemente più riconosciuta da nessuno e quindi semplicemente non esiste.
 Altre logiche, comunque. Logiche ferree come quella che porta a dire che due per due fa quattro, ma più comode, più confortevoli e soprattutto vantaggiose solo per alcuni.
Logiche all'interno delle quali la morte non viene presa in considerazione e di conseguenza neanche la vita;
Stiamo per entrare, o forse siamo già entrati da molto tempo, nell'epoca del delirio collettivo.
Guardatevi intorno.
 Guardate le facce delle persone che vi circondano e vi renderete conto presto che i reparti psichiatrici esistenti non basteranno, anzi a questo punto conviene  creare reparti per chi mantiene lucidamente lo sguardo sulla verità e lasciare fuori tutti gli altri.
Cantava Bob Marley in Redemption song: "Emancipate yourselves from mental slavery, none but ourselves can free our minds", che tradotto significa:
 "emancipate voi stessi dalla schiavitu' mentale; nessuno, oltre noi stessi, può liberare le nostre menti".


Sul rumore delle automobili e la serenità.

 Ogni tanto c'è il silenzio. Si sente il frusciare delle foglie, poi piano piano sale il rumore di un motore, che da lontano si avvicina. Si sente una voce, che anch'essa inizia ad allontanarsi. Lo chiamano effetto Doppler. L'essere umano ha bisogno del silenzio come del cibo, per la serenità dell'anima.
Un ruggito in lontananza si trasforma in un suono assordante. Ma probabilmente chi si trova in un'automobile ha perso completamente il senso del mondo che lo circonda. Si è assuefatto a quell'accelerato scorrere di eventi intorno a se. Non sente, il tuono che sale da lontano, lento, più potente, ma gentile nella sua potenza. La potenza puo' essere gentile. La gentilezza è potenza. Un tuono è gentile, quasi ti culla, ti fa rintanare in te stesso. I cani lo sentono di più, si spaventano.
Ma l'uomo o la donna nella macchina, questo non lo stanno percependo. Hanno una meta in mente, una direzione, un percorso, degli imprevisti. Scendendo da quella macchina, conserveranno la stessa enorme quantità di parametri richiesti dall'automobile.
L'auto mercifica l'uomo. L'auto quando è accesa copre il rumore dei tuoni, quando sono ancora leggeri, suono a volte necessario all'animo umano. Poi il frastuono delle automobile viene rotto dall'fragore assordante di un aereo da guerra, che manifesta tutta l'arroganza dei motori a benzina. I bimbi a volte piangono quando passa un aereo, hanno paura, in modo simile i cani piangono quando sentono i tuoni; cercano riparo, protezione.
Un bosco, un prato, il silenzio, il rumore dei tuoni, della pioggia, delle foglie scosse dal vento e battute dai primi goccioloni di acqua sono essenziali perché qualsiasi essere umano possa cercare un suo proprio, individuale equilibrio, senza il quale è impossibile qualsiasi rapporto libero, qualsiasi libera scelta, con le persone e con ogni aspetto della propria esistenza.
Il libero arbitrio esiste, ma ci sono delle condizioni basilari dalle quali scaturisce.
Un albero e una pianta, una foresta, un bosco, un fiume, un lago, la riva del mare, le onde sono essenziali come è essenziale l'aria che respiriamo. La loro necessità è diversa dalla necessità delle regole. Il Cielo, la Terra, il Fuoco, l'Aria, l'Acqua, sono già delle regole, valide per tutti senza distinzioni. Altre regole sarebbero inutili. Ma senza una spiaggia, o una montagna, o una pianura, da contemplare per schiarirsi le idee, l'essere umano si perde.
Una volta un uomo fu cacciato da una spiaggia da un altro uomo che riteneva di essere il "padrone" della spiaggia. L'uomo cacciato al suo arrivo aveva trovato una lunghissima striscia di rifiuti semi galleggianti che ricopriva il bagnasciuga. Decise comunque di godersi il tramonto, ma venne cacciato. Su quella stessa spiaggia, qualche mese dopo il mare a fatto dono ai "padroni delle spiagge" del corpo di un delfino morto. Il mare dona. Dona qualsiasi cosa uno desideri. Evidentemente qualcuno desiderava vedere un delfino morto. Molte delle persone  su questo pianeta desidererebbero vederne uno vivo, in mare, che salta e un nuota felice con altri delfini.
Una foresta è essenziale per la serenità. La serenità è essenziale per la salute. La serenità è un diritto.
                                                
 PAOLO SUMMA



Redemption Song - Bob Marley - Song of Freedom
http://www.youtube.com/watch?v=iuLcTPvuH1E




RECENSIONE

 "1984" - George Orwell
(tratta da: http://www.recensionelibro.it/1984-george-orwell.html)

1984” è un romanzo visionario e allo stesso tempo estremamente attuale, nonostante sia stato pubblica nel lontano 1949. Nel 1984 la dittatura socialista ha preso possesso di tutta l’Europa, modificando e annientando ogni collegamento con il passato. Il mondo è diviso in tre potenze totalitarie, che si alleano e si scontrano con cadenza quasi fissa: l’Eurasia, l’Estasia e l’Oceania, che ha i suoi ministeri nella vecchia Londra.
Qui vive Winston Smith, il protagonista del romanzo “1984″, impiegato del Minver, il Ministero della Verità, e il suo lavoro è eliminare e riadattare le notizie contenute nei libri e nei giornali, che non seguano le linee guida imposte dal partito.
Il capo supremo della moderna dittatura in cui vive Smith è il “Grande Fratello” (nella versione originale il termine stava a significare “Fratello maggiore”), colui che tutto vede e tutto sente attraverso i videoschermi installati nelle case di tutti i cittadini. I videoschermi servono a comunicare i grandi successi del Governo e controllare ventiquattro ore su ventiquattro i cittadini.
Il “Grande Fratello” convince la popolazione che l’attuale Governo sia il migliore di tutti i tempi e per mezzo della psicopolizia, elimina i potenziali rivoltosi. Basta anche un semplice gesto davanti ad un teleschermo, e si può essere arrestati e polverizzati. In un clima di convinta rassegnazione, Winston Smith vive la sua esistenza lottando con un dubbio atroce che gli rovina la mente e lo porta a compiere azioni potenzialmente pericolose. Com’era la vita prima del Grande Fratello?

Per trovare una risposta ai suoi dubbi, Smith si spinge nei sobborghi dove vivono i Prolet, persone che il Partito ha abbandonato a se stesse perché incapaci di entrare negli apparati produttivi del Socing, la politica portata avanti nel totalitarismo di “1984”.
Mentre il “Grande Fratello” convince il suo popolo che non può esserci una qualità della vita migliore di quella offerta dal Partito, il protagonista del romanzo “1984″ inizia a vedere piccolissimi segnali di cedimento nell’apparato totalitario, conoscendo, sempre in gran segreto, alcuni dissidenti.
George Orwell descrive nei minimi dettagli la società, la struttura degli edifici e il potere mediatico che il “Grande Fratello” esercita sulla popolazione dell’Oceania. Ma la parte più raccapricciante e realistica del romanzo è la descrizione di come la gente sia effettivamente convinta che la dittatura del “Grande Fratello” sia la migliore soluzione auspicabile. La popolazione, infatti, accetta senza mai dubitare le verità imposte dal partito, agendo di conseguenza e venerando il suo capo supremo.
Un romanzo davvero molto bello, che fa riflettere sull’importanza della libertà di pensiero e di stampa, ma che vuole essere anche un monito a cercare sempre e comunque conferma alle notizie che il potere, qualunque vestito esso indossi, fornisce attraverso gli organi d’informazione.

Chi è George Orwell

Sotto lo pseudonimo di George Orwell si nasconde Eric Arthur Blair nato a Motihari, in India, il 25 giugno 1903 e morto a Londra il 21 gennaio 1950. E’ stato scrittore e giornalista, ma è ricordato soprattutto per il suo ruolo di opinionista culturale e politico.
Ha avuto una vita di stenti e privazioni ed è stato sostenitore armato del marxismo. Tra le sue battaglie, infatti, c’è stata anche quella in Spagna, contro il regime del generalissimo Franco. Nonostante fosse politicamente schierato con i comunisti, non esitò a denigrare il socialismo staliniano nel suo “1984”, mettendo in risalto come Stalin stesse tradendo ogni più elementare fondamento del socialismo stesso.
Le trasposizioni cinematografiche del libro sono diverse e tutte a loro modo interessanti. Il primo film è del 1954, ad opera di Rudolph Cartier che ne fece un adattamento televisivo per la BBC, mentre la prima proiezione al cinema avverrà due anni dopo: il film s’intitolaNel duemila non sorge il sole (1984) e la regia è di Michael Anderson.
Nel 1984 Michael Radford realizza l’omonimo film, ambientando alcune scene nei luoghi di Londra effettivamente citati da Orwell. Le sue storie, spesso autobiografiche, hanno contribuito a dare alla sua immagine un taglio da esploratore della società. I suoi romanzi più famosi sono: “Senza un soldo a Parigi e Londra”, “Giorni in Birmania”, “Fiorirà l’aspidistra”, “Omaggio alla Catalogna”, “La fattoria degli animali” e “1984”.


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