MESAGNE: IL RIPETITORE, archeologia industriale

Esistono elementi del paesaggio dei luoghi che abitiamo che con il tempo diventano scontati, tanto da non essere più oggetto di attenzione. Il grande ripetitore dell'allora "SIP" è uno di questi elementi. Costruito negli anni '70 è diventato parte integrante del paesaggio mesagnese, definendone lo "skyline", assieme alle alte chiese e ai tetti delle case.

 E' la struttura più alta di tutta la città. Lo si vede da lontano, quando si è ancora nelle campagne e ci si avvicina al paese. Molti di noi non hanno mai visto Mesagne senza questo grande "pennone" che svetta imponente. Molto spesso è un punto di riferimento per orientarsi, per capire il luogo in cui ci si trova, funzione che per molto tempo è stata svolta dai campanili delle chiese. Con l'abitudine, questo enorme ammasso di ferro, è diventato quasi invisibile, quasi non lo si nota più, quando ci si muove per le strade. 

 


 
 
 
 



 

Ma quando ci si avvicina e lo si osserva attentamente, se gli si presta la necessaria attenzione, rivelerà la sua surreale natura: un enorme torre di ferro, sulla cui cima sono installate enormi parabole, apparecchi dalle funzioni sconosciute. Ci si domanda se è ancora in funzione, visto che in quarant'anni la tecnologia a disposizione è cosi' radicalmente cambiata da aver reso obsoleto qualsiasi strumento prodotto in quell'epoca. Ci si chiede se è già entrato a far parte del gruppo di tutte quelle strutture industriali cadute in disuso che rimangono mute testimoni di un'epoca storica ormai superata. Ci si chiede quale sia l'effetto prodotto sulla qualità della vita delle persone che vi abitano attorno.

La si potrebbe paragonare ad una "Tour Eiffel in miniatura". La scarna composizione di ferro ricorda in effetti, se guardata attraverso gli occhi dell'immaginazione, il monumento francese. Anche Mesagne ha la sua "Tour Eiffel".



 
 
 
 
 

Tanto più ci si accosta, tanto più se ne possono apprezzare le dimensioni. Basta fermarsi un attimo e quello che in genere si ritiene scontato appare in tutta la sua sfolgorante e a volte imponente realtà.

Nel cuore di Mesagne c'è un'enorme torre di ferro, che ci sovrasta costantemente.

 
 
 
 

 

 

Basta poco, che quell'elemento cosi' abitudinario e scontato nelle nostre quotidianità, diventa qualcos'altro. Sembra quasi prendere le sembianze di un immenso braccio meccanico, proteso nello spazio profondo, attaccato all'altra estremità ad un satellite o ad una stazione orbitante.

 
 
 
 
 
 
 

 
 
 

 

Sembra quasi orbitare, incessantemente, dal lato scuro della Terra a quello illuminato, tanto che se il sole accidentalmente ne attraversa l'immagine, il confronto con i satelliti artificiali che ruotano attorno al pianeta è spontaneo. In effetti molti dei satelliti che transitano quotidianamente sopra le nostre teste, servono a tenere in piedi i sistemi di comunicazione, la stessa identica funzione della nostra "torre". In genere questo tipo di strutture vengono costruite sulle montagne, perché l'altezza è un fattore fondamentale. Ma a Mesagne non ci sono montagne. Ed ecco che ci ritroviamo qualcosa che sarebbe dovuto essere in orbita attorno alla Terra, montato in cima ad un altissima torre di ferro.



Continuando ad osservare si vedrà sorgere da ciò che prima sembrava informe, un'intricata e sofisticata struttura si ferro, tenuta assieme da centinaia di migliaia di bulloni. Se ne può apprezzare l'ingegneria che c'è dietro. Un'ingegneria e un modo di pensare le infrastrutture vecchio di quarant'anni, che rimane li, a testimoniare ogni giorno di più quel passato. 

 
 
 
 
 

Molte delle infrastrutture e delle strutture, industriali e non, che hanno caratterizzato la seconda metà del novecento, rimarranno li, intatte, attraversando gli anni fino a giungere a coloro che un giorno cercheranno di studiare le costruzioni che l'epoca industriale ha lasciato dietro di sé, provando a capire di che tipo di cultura fossero rappresentanti. L'archeologia industriale sta iniziando a muovere i suoi primi passi, esistendo già oggi strutture un tempo votate alla produzione, già vecchie di più di cento anni.

Cambiano i tempi, cambiano le tecnologie, ma le strutture, quelle rimangono, diventando parte del quotidiano, passando inosservate, ormai parte integrante del paesaggio urbano, magari solo intraviste dall'interno di un automobile quando fanno capolino da dietro un muro coperto di murales.

 
 
 
 
FOTO E TESTO, PAOLO SUMMA

 

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